Un giusto approccio…

… e le delusioni spariscono

Quante volte ci siamo trovati a fare i conti con comportamenti di persone che credevamo a noi vicine ed invece ci hanno lasciato profondamente delusi? Oppure, al contrario, abbiamo avuto vicino in momenti particolari persone che non abbiamo nemmeno mai pensato di considerare come amiche, nel senso più forte della parola?

Nel primo caso la tendenza è di dare la colpa agli altri per la delusione provocata: a volte può essere anche una valutazione corretta ma altre volte può esser dipeso da un nostro comportamento precedente del quale o non ci siamo resi conto o abbiamo sottovalutato l’impatto sull’altro.

Nel secondo caso invece, quello di trovare “appoggio” a sorpresa, oltre a riconoscere i meriti alla persona che si è fatta trovare vicina non è infrequente dare dei meriti anche a sé stessi: un pensiero del tipo “vabbè ma in fondo per come mi comporto è giusto che mi accada questo”.

Insomma più colpe agli altri e meriti a sé stessi che viceversa. L’autocritica, bisogna dirlo, non è proprio una delle caratteristiche più marcate dell’essere umano anche se va fatta una netta distinzione tra le varie culture.

Ci può essere un motivo però che può spiegare in parte questo flusso di emozioni di delusione e sorpresa. E’ la necessità di dover catalogare i rapporti umani che ci troviamo ad intraprendere. Da bambini e da adolescenti la parola “amica” o “amico” viene pronunciata con una facilità incredibile ed è anche giusto che sia così: la volontà di instaurare rapporti con figure esterne alla famiglia rende molto più veloce questo processo di riconoscimento.

Nell’età adulta inizia la fase di selezione, a volte naturale dovuta alle situazioni di vita ed a volte determinata da quanto dicevo sopra: il non soddisfare un comportamento atteso od al contrario trovarsi di fronte ad un qualcosa di positivo offerto da una persona inaspettata, ci porta a cambiare di casella i fautori di quei comportamenti spostandoli un po’ come si faceva alla lavagna da bambini quando c’erano le due colonne, una per i “buoni” e l’altra per i “cattivi”.

A volte forse basterebbe dare il giusto peso al rapporto che si ha con gli altri, senza sopravvalutarlo e senza sminuirlo. Trovarsi bene con qualcuno non lo rende necessariamente un “amico” così come avere caratteri ed approcci diversi alla vita rispetto qualcun altro non è abbastanza per tenere le persone lontane in maniera definitiva: ci può essere un momento in cui le distanze si riescono a superare perché prevale il sentimento che davvero pervade una persona e la porta a fare qualcosa di inaspettato. La vignetta di Bonvi celebre autore delle strisce comiche di Sturmtruppen riassume questo pensiero. Svuotiamo le categorie e sicuramente staremo meglio.

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